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    Jesse Dufton

    Scalatore

    Ripensare i confini dell'arrampicata

    Dopo aver perso la vista a causa di una malattia genetica, Jesse ha dato una nuova definizione del possibile nell'arrampicata. La sua esperienza può essere riassunta in questa frase: "La vita non consiste nell'avere buone carte, ma nel saper giocare bene quelle che si hanno".

    Jesse Dufton climbing at dusk - GORE-TEX Brand

    The Blind Ascent

    Gli alpinisti Tamara Lunger e Jesse Dufton riflettono su come superare le avversità e i drammi personali mentre scalano le meravigliose cascate Rjukan, in Norvegia, per costruire un sentimento di fiducia e ritrovare la determinazione necessaria, passo dopo passo.

    Qualche minuto con Jesse
    Raccontaci qualcosa di te.

    Mi chiamo Jesse e pratico l'arrampicata da sempre. Attorno ai vent'anni, però, quando ho perso la vista, ho dovuto ripensare al modo di praticare questo sport. Soffro di una malattia genetica agli occhi che mi ha danneggiato la retina, rendendomi completamente cieco. Ho dovuto imparare di nuovo a scalare e a posizionare l'attrezzatura senza l'uso della vista. Anche se non sono del tutto esperto, perché c'è sempre qualcosa di nuovo da imparare, direi che me la cavo piuttosto bene. Ora il mio obiettivo è superare i miei limiti nell'arrampicata e ricercare i percorsi più interessanti da seguire.


    Cosa ti piace di più dei prodotti GORE‑TEX?

    Mi hanno tenuto al caldo e all'asciutto in situazioni davvero estreme, come ad esempio durante un viaggio in Groenlandia in inverno. Una protezione affidabile che mi ha permesso di affrontare condizioni meteo difficili, freddo e pioggia, senza dover rinunciare al divertimento. Difficile immaginare che un'arrampicata su ghiaccio possa essere un'esperienza piacevole senza indossare una giacca shell a marchio GORE‑TEX.


    Qual è il tuo posto del cuore e perché?

    Non saprei, ci sono tantissimi posti che adoro, è difficile sceglierne uno solo. Ma se dovessi proprio farlo, direi le montagne dell'Anti Atlante, in Marocco. In quella regione è ancora molto praticata l'arrampicata tradizionale, è incredibile. È un’esperienza fantastica e non vedo l'ora di partire per il mio terzo viaggio. Se continuo a tornarci, deve essere un posto davvero speciale.


    Oltre a questa passione, quali sono i tuoi hobby?

    Mi piace sciare e il jiu jitsu brasiliano, anche se non li pratico tanto quanto vorrei. Inoltre, mi interesso di scienza e tecnologia, in particolare delle novità nel settore dell'energia pulita. Per lavoro mi occupo delle celle a combustibile a idrogeno, mentre nel tempo libero sono un appassionato di audiolibri di fantascienza.


    Cos’altro vorresti riuscire a fare nella tua vita?

    Adoro viaggiare per praticare l'arrampicata e ho un lungo elenco di posti che mi piacerebbe visitare. Indian Creek negli Stati Uniti, il paradiso dell'arrampicata in fessura, è in cima alla mia lista. Un altro luogo dove mi piacerebbe arrampicare è Wadi Rum, in Giordania. Senza andare troppo lontano, anche l'isola scozzese disabitata di Pabbay è tra le mete in cima alla mia lista dei desideri.


    Qual è il tuo successo personale più importante?

    Credo l'arrampicata di Forked Lightning Crack, una famigerata via nello Yorkshire. Per me ha un significato particolare perché si tratta della prima via che ho scalato dopo essere diventato completamente cieco, una delle arrampicate più impegnative. Da quell'esperienza ho imparato che la cecità non rappresentava un limite per la mia voglia di arrampicare, e se lo fosse stato, ero ancora ben al di sotto di quel limite. Ho capito che impegnandomi al massimo sarei diventato un climber migliore di quanto fossi mai stato.


    Quale perla di saggezza vorresti condividere con le altre persone?

    La frase che ripeto sempre è: "La vita non consiste nell'avere buone carte, ma nel saper giocare bene quelle che si hanno". Si adatta perfettamente alla mia situazione perché sono diventato cieco a causa della genetica, quindi non è stata una mia scelta o qualcosa che avrei potuto evitare. Però potevo scegliere come reagire alla perdita della vista. Per me è stato fondamentale trovare il modo per continuare ad arrampicare, soprattutto come capocordata.

    Per farlo, ho dovuto giocare bene le mie carte vincenti: determinazione, capacità di problem solving e resilienza, per compensare la carta sfortunata che mi è toccata in sorte. Nel mio caso, i miei punti di forza e di debolezza sono ovvi ed evidenti, ma credo che questo parallelismo sia valido per chiunque. A tutti sono toccate in sorte carte vincenti e sfortunate; il segreto sta nell'imparare a giocare bene quelle buone.


    Descriviti in tre parole.

    Determinato, dispettoso e tranquillo.


    Quando sei immerso nella natura, cosa porti sempre con te?

    Posso dire una guida per ciechi? Non è un oggetto ma una persona, perché avere qualcuno che riesce a vedere è piuttosto importante per me. Potrei cacciarmi in un mare di guai se fossi lasciato in balia di me stesso. Se dovessi scegliere un oggetto, forse sarebbe la radio che uso per comunicare con il mio partner di arrampicata.

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